Scusandomi per il leggero ritardo, vi faccio un dono INCREDIBBILE!!!!!
DUE PEZZI DI FAN- FIC AL PREZZO DI UNO!!!!!!!!!!!!!^_- [cioè ne posto DUE: una adesso e la seconda nel pomeriggio]. Come dirò qui di seguito, DIVERTITEVI!!!!! ^^
Premesse:
Importante!!!!!! Visionare prima di leggere!!!!!!!!!!!
Questa fan- fic è liberamente ispirata ad un film del 1989 di James Bond, “007- Licence To Kill” (“Agente 007- Vendetta Privata”, in italiano) di cui qui trovate il trailer (
http://it.youtube.com/watch?v=P7tT74avIuk) e la sigla, che vorrei voi “immaginaste” attaccata dove vi dirò all’inizio della storia.
Questa è, come dal titolo del film, “Licence To Kill” di Gladys Knight, che trovate qui su Youtube:
http://it.youtube.com/watch?v=TW5G_05a5UU&feature=related.
Ci sarà naturalmente anche la sigla di chiusura, come fosse un vero e proprio film ^^.
Altra annotazione importante: per quanto possa apparire magari cruda la narrazione ho cercato di puntare al realismo, cercando di “inventare” la psicologia di alcuni personaggi nelle varie situazioni della storia in cui li sto per “cacciare”.
DIVERTITEVI e POI FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!!!!!!!!!!!! ^^
Sono passati due anni da quando Shinichi è tornato normale.
E cinque da quella maledetta serata al “Tropical Land”, il parco dei divertimenti nel quale lui era stato rimpicciolito dall’Organizzazione degli Uomini in Nero.
Quella sera era stata molto di più che “un rimpicciolimento” per Shinichi.
Gli Uomini in Nero, i Corvi Oscuri o in qualunque modo quei farabutti si chiamassero gli avevano rubato alcuni degli anni che sarebbero stati certamente, lui ne era certo, quelli più belli della sua vita.
Nel frattempo tante cose erano successe.
Quando ancora era Conan, Shinichi aveva definitivamente posto fine alla vita dell’Organizzazione: finalmente gli aveva arrestati tutti, nessuno escluso.
Tutto distrutto, l’incubo era finito.
Haibara aveva finalmente creato l’antidoto e loro erano tornati normali, alle loro età “attuali”, se così si può dire.
Ran intanto si stava per diplomare, e lui era tornato, per restare davvero e per sempre, proprio il giorno dei diplomi.
Lui era andato là solo per lei.
E lei l’aveva visto, lì, tra la folla, mentre si trovava sul palco della grande palestra della scuola, dove si teneva la cerimonia della consegna dei diplomi: lei era felice e allo stesso tempo emozionata, bellissima nella sua divisa estiva nera, nel ricevere il premio per tanti anni di studio.
Anni in cui non aveva fatto altro che pensare a lui.
Improvvisamente Ran ebbe un tuffo al cuore. Era tornato. Stavolta per davvero? Per sempre?
Le vennero le lacrime agli occhi. Per fortuna era in terza fila, così riuscì a nascondere meglio il suo pianto. Non voleva farsi vedere mentre la sua gioia, con impeto inarrestabile esplodeva.
Shinischi stava lì, seduto, che la fissava.
Era tornato. Sapeva quanto lei aveva sofferto, lo aveva visto con i suoi occhi, aveva la consapevolezza che non sarebbe stato facile starle accanto come un tempo: quando era davvero, ancora Shinichi e basta.
Sapeva anche un’altra cosa: che lui l’amava e che adesso che era tornato, non l’avrebbe lasciata mai più sola.
Finita la cerimonia e ricevuto il diploma, mentre Ran era andata dai suoi genitori, Shinichi era rimasto in disparte. Voleva rientrare nella sua vita, ma non sapeva come. Lei gli andò incontro e l’abbracciò con un calore indescrivibile, sfogando tutte le lacrime che per tre lunghi anni si era tenuta dentro (e sì che ne aveva già spese tante per lui), soffocandole nel profondo del suo cuore, mentre Eri portava via un già bellicoso Kogoro.
Passato un po’ di tempo da quel giorno, Shinichi apprese che doveva poi ripetere, suo malgrado, le superiori, dato che aveva perso gli anni del liceo (almeno la “bocciatura” gli peserà nel corso della sua vita!!!!), mentre Ran aveva iniziato l’Università.
Stavano insieme, come ai vecchi tempi, nel senso che sapevano entrambi che si volevano bene (e quanto!!!) ma non erano fidanzati nel vero e proprio senso della parola, dato che mancava la “dichiarazione ufficiale”, e, anche se Shinichi la riteneva superflua, sapeva che Ran l’avrebbe voluta prima o poi, per aggiungere un po’ di romanticismo, dopo tanto dolore. E sapeva che gliela avrebbe fatta. E intanto ridevano, scherzavano (Ran lo prendva in giro perché era rimasto “piccolino”… Ancora alle superiori alla sua età!!!!! Bocciato!!!!! –un sorriso amaro aveva Shinichi quando lo scanzonava… Ran ancora non sapeva nulla e non glielo avrebbe detto, questo no), andavano al cinema con Sonoko e Makoto, come buoni amici.
Per il resto, Ai/ Shiho aveva deciso di vivere assieme al Professor Agasa, visto che gli si era affezionata, come fosse per lei un genitore, una possibilità di riprendersi anche lei quell’esistenza che le era stata strappata, Genta, Ayumi e Mitsuhiko erano stati gli unici (tra quelli che già non la conoscevano) a sapere tutto riguardo la verità di Conan/ Shinichi.
Povera Ayumi!
Quanto aveva pianto all’idea che il suo Conan non le avrebbe più fatto compagnia.
Per una settimana intera rimase triste, chiusa in casa a piangere, non andando a scuola e non rivolgendo la parola a nessuno: le sembrava che il cuore le volesse esplodere nel petto dalle lacrime.
Poi, da quando Shinichi era andato a trovarla sembrò che, malgrado tutto, se ne fosse fatta una ragione.
E povero Mitsuhiko, che aveva visto la sua Ai Haibara ritrasformarsi in Shiho Miyano proprio mentre aveva appena capito quello che gli diceva il suo cuore. Shiho però gli voleva bene, e se l’era preso come una sorta di fratellino minore e ci passava ore e ore, ad aiutarlo a fare i compiti e a dipingere a casa del Dottor Agasa o fare delle belle passeggiate o della escursioni assieme allo scienziato.
Genta era rimasto il solito, e, quando Shinichi era tornato grande, ripresosi dall’incredibile emozione, aveva chiesto a Shinichi se poteva fare il testimone al matrimonio tra lui e Ran, facendo arrossire il ragazzo.
A Shinichi era spiaciuto dare quel dispiacere ai bambini perché, malgrado avesse odiato più di una volta l’essere tornato un “moccioso”, amici così veri, belli, spontanei come i Giovani Detective era certo che raramente si trovano al mondo. E si era ripromesso di passare, ogni tanto, un po’ di tempo con loro.
Dopotutto, cosa sarebbe stato di lui senza Genta, Ayumi e Mitsuhiko?
Kogoro e Eri erano finalmente (e da poco) tornati insieme e tutto questo dopo essere rimasti, nel mentre della loro ennesima discussione, intrappolati in ascensore da soli per tutta la notte nel palazzo dov’era l’ufficio di Eri; mentre lui l’aveva inseguita quando lei, sdegnata per il comportamento del marito, cercava di rientrare in ufficio e minacciava di troncare, stavolta definitivamente, con lui.
Alla mattina, quando i pompieri li erano finalmente riusciti a liberare, li avevano trovati che dormivano abbracciati con lui che si era tolto la sua giacca per non far patir freddo a sua moglie, la testa di lei sulla spalla di Kogoro e le mani congiunte. E avevano fatto pace.
A Osaka, invece, niente di nuovo: Heiji continuava a non volersi dichiarare a Kazuha (lui si vergognava… Un classico!!!), la quale, non appena appresa la notizia del ritorno di Shinichi da una telefonata di Ran, si era arrabbiata “misteriosamente” con il suo Hattori…
Ma come ebbe modo di pensare il nostro detective, quando Heiji gli telefonò per lamentarsi dell’INCOMPRENSIBILE comportamento di Kazuha, gli disse che «sarebbe stata solo una questione di tempo».
Intanto un’altra coppia era sbocciata: Takagi si era finalmente rivelato alla sua Sato e tra poche settimane si sarebbero sposati.
Accadde quindi che, durante le vacanze di Natale, Shinichi e Ran fossero stati invitati dai coniugi Kudo a trascorrere una settimana nella loro villa a Los Angeles.
Ran, suo malgrado, dovette rifiutare, visto che era il primo anno d’Università e voleva far bene gli esami, anche perché era entrata nella prestigiosa Tokyo Daihatsu, una degli Atenei più importanti del Giappone.
Shinichi, ovviamente, senza la sua “amica” non voleva muoversi, ma alla fine la ragazza lo convinse dicendogli che anche i genitori di lui dopo tanto tempo avrebbero avuto sicuramente voglia di rivederlo e abbracciarlo (come se non si fossero mai rivisti…).
Così Shinichi partì dall’aeroporto di Narita per andare negli Stati Uniti, non prima d’aver riabbracciato la sua Ran e di averle ripetuto infinite volte «Non ti voglio lasciare più. Stavolta tornerò vedrai. », per poi tornare una settimana esatta dopo, il 30 di dicembre, tutto preoccupato perché non aveva idee su come avrebbe festeggiato l’ultimo dell’anno.
Alle 15:30 ora di Tokyo del 30 dicembre, Shinichi atterra nella capitale giapponese.
Un freddo pungente lo accoglie appena sceso dall’aereo. Bianco ovunque.
Sale su un taxi per tornare a casa.
Una volta a destinazione, apre la porta di casa, accende il riscaldamento, mette a posto le valigie, poi gli venne in mente una cosa. Con la storia del viaggio in America, si era dimenticato di portare i regali che aveva preparato ad Agasa e a Shiho. «Capperi… Mi sono dimenticato!!!!! Vabbè. Glieli porterò adesso e mentre mi scuso per il ritardo, … Oddio!!!! chissà se Shiho vorrà parlarmi… ^^” – già s’immaginava i suoi occhi di ghiaccio per la serie: grazie tanto!!!! Guarda che non c’è mica solo Ran che esiste su questo pianeta. Anch’io t’ho fatto un regalo per Natale…
Deve essere nel camino… Scusami… Mi è scivolato… Vediamo se il grande detective riesce a scoprire a posteriori di che cosa si trattava - Li inviterò qui a casa mia per l’ultimo dell’anno, così faccio una festa e stiamo tutti insieme. E anche i Detective Boys… Sì!!!!! Bella idea!!!!! ^^».
Il ragazzo esce di casa con i regali in mano e suona il campanello davanti alla casa “Laboratorio del Dottor Hiroshi Agasa”.
Non riceve risposta.