Oggi è il compleanno della mia Twinny! *-* Queste piccole flashfics sono tutte per te, Silvy! *-* Spero ti piacciano! *-*
Titolo: 18 years (then us)
Personaggi/Pairing: Conan; Ai; Altri personaggi
Descrizione: 4 flashfics, 4 momenti diversi delle vite di Conan ed Ai.
Completa: Sì
18 years (then us)
- 18 anni (poi noi) -
A foggy day Ai era sempre stata irraggiungibile. Intoccabile. Chiusa nel suo guscio di ferro misto a vetro, da dove osservava e giudicava senza arrischiarsi a mettere piede all’esterno. Aveva paura.
Conan si sentiva a disagio con lei, non riusciva a comprenderla appieno. ‘Un mistero insolvibile, le donne’, pensava. Ma a volte si chiedeva se il problema non fosse solo
lei.
Era estremamente intelligente, astuta, capace di fargli perdere il filo del discorso con una sola occhiata. Era impotente con lei. Non gli piaceva, l’impotenza. E non gli piaceva neanche perdere al gioco delle deduzioni, non riuscire ad indovinare i suoi pensieri quando la ragazzina intuiva così facilmente i suoi.
Ma stavolta sapeva. Oggi era il giorno.
“Sta per piovere”, annunciò Ai guardando il cielo nuvoloso fuori dalla finestra.
“Mi dispiace”, sussurrò Conan, quasi a se stesso.
Seppe che l’aveva sentito quando la udì bisbigliare a sua volta.
“Buon compleanno, Akemi”.
Shooting stars“Ah! Eccone una!”, strillò Genta eccitato. “Una stella cadente! Ne ho vista una!”
“Hai espresso un desiderio?”, gli chiese Ayumi contenta.
“Oh, no! L’ho dimenticato”.
“Sei proprio un testone”, si burlò di lui Mitzuiko.
In silenzio, Ai osservava il cielo trapuntato di luci.
“Hai avuto fortuna?”, le chiese Conan, sedendosi accanto a lei.
La ragazzina lo guardò negli occhi per un istante prima di fare un segno di diniego col capo. “Tu?”.
“Mah, non credo a queste sciocchezze”. Il ragazzo si stese sull’asciugamano steso sull’erba.
“Scommettiamo?”. Ai aveva uno sguardo fiero negli occhi. Sembrava sicura di sé.
“Cosa scommettiamo?”. Lui amava le sfide, non avrebbe mai resistito.
“Esprimerò lo stesso desiderio per ogni stella che vedrò per diciotto anni. E se fra diciotto anni non si avvererà, avrai vinto tu”.
Conan sbuffò. “Diciotto anni sono tanti. E come farò a sapere che non stai barando?”.
La ragazza si avvicinò a lui e gli frugò sotto la giacca. Tirò fuori la sua agendina e la penna.
“Ecco fatto. L’ho scritto. Terrò questo biglietto per essere sicuro che tu non lo legga. E tu saprai se l’ho modificato,
grande detective”.
Il ragazzino rise. “Lo saprò davvero”.
“Ehi, guardate!”, esclamò Ayumi.
“Desiderio numero uno”, affermò Ai. “Sto già vincendo”, mormorò sorridendo.
Badge and Snake“Noooooooooo!”. Era un urlo che spaccava ogni muro del suono.
Ai si voltò in fretta, spaventata. ‘Ma cos--’. Tutti i suoi sensi erano all’erta, pronti a captare ogni minimo segnale di pericolo. Rimase immobile, ascoltando i battiti del suo cuore accelerare sempre di più e il suo respiro diventare più pesante ad ogni secondo.
Cosa fare? Kudo aveva urlato. Voleva aiutarlo, ma il terrore la paralizzava. Non sentiva più alcun rumore. ‘Che sia già…?’.
La ragazza scosse la testa per riprendersi. ‘Lo sentirei se lo fosse. Non lo è’, si disse per farsi forza.
Nelle sue vene pompava l’adrenalina a mille;
tump, tump nelle sue orecchie; le mani sudavano; le pupille erano dilatate al massimo. Tutto il suo corpo trasudava paura.
Un altro grido la risvegliò da quella specie di coma. Kudo era ancora vivo. Doveva salvarlo.
Prese la pistola che aveva nascosto nel cassetto della sua camera e corse verso il luogo dell’urlo.
Aprì la porta di scatto ed impugnò la pistola con due mani. Ciò che vide la scioccò.
“Ha-haibara! Cosa ci fai con quella?!”.
Stava benissimo. Era seduto davanti al computer. Uno schermo costellato da uno sfondo giallo faceva capolino dietro di lui. Abbassò la pistola.
“Che cosa è successo?”, chiese, cercando di sembrare calma.
“E’ incredibile! Ha avuto il coraggio… no! Ha osato! Quello stupido coso!”. Kudo era rosso in faccia dalla rabbia. “Quell’incompetente del Cappello Parlante mi ha messo in Tassorosso! Me! IN TASSOROSSO!”.
‘Stupido ragazzino’, pensò Ai. Poi, con un movimento rapido, rialzò la pistola e sperò un solo, preciso colpo. Lo schermo del computer andò in mille pezzi.
Kudo rimase immobile, spaventato. “Ma… ma sei impazzita?!?!”.
La ragazza se ne andò via mentre lui urlava qualcosa di vagamente simile a “Tu sicuramente saresti in Serpeverde!”.
18 years ago (I didn’t know who I was) I passi sul terreno si facevano sempre più pesanti. Correre, doveva correre. Ma non poteva. Ogni centimetro percorso appesantiva la sua camminata. Non poteva. Non voleva. Non doveva.
“Idiota!”, sussurrò fra sé e sé.
Diciotto anni. Diciotto stupidi anni di incomprensioni, equivoci, malintesi. Diciotto anni sprecati, gettati all’aria, perduti ormai nel tempo e nello spazio. Diciotto anni che si facevano sentire meno del dovuto, grazie all’aptx. “Sono ancora in tempo. Siamo ancora giovani. Non ho sprecato tutto il tempo a disposizione”.
Ma quanto tempo aveva ancora? Tre minuti. Tre minuti ancora. Ce l’avrebbe fatta.
Non avrebbe compiuto lo sbaglio più grosso della sua vita.
La strada era deserta. Solo la sua ombra percorreva il viale. Conosceva così bene quel posto. Era diventato la sua casa. Di entrambi. Ma l’uno senza l’altra era niente. Questo aveva finalmente capito.
Il cancello era chiuso, il campanello guasto. Lo sapeva bene, veniva quasi ogni giorno in quel luogo.
L’inferriata era alta, eppure la scavalcò con poca difficoltà.
Arrivò alla porta con il fiatone e bussò vigorosamente. Aspettò, non sapeva dire quanto, ma mai alcuna attesa era sembrata più lunga. Ed eccolo arrivare ed aprire la porta.
“Shinichi!”.
Conan si gettò all’interno della casa senza far caso al Dottor Agasa.
“HAIBARA!”, gridò.
Spuntò da dietro la porta, quasi lo stesse aspettando. E in effetti era così.
“Hai fatto presto, Kudo”, disse mentre entrava nella stanza, una scatolina nella mano destra, un bicchiere d’acqua nella sinistra. “C’era da figurarselo. E’ pronto. Una pillolina, un sorso e via. Di nuovo adulto”. Non sorrideva.
Conan aveva la gola secca tutto di un tratto. “E… e tu? Non lo prendi?”.
“No”.
“Lo sospettavo”.
“Vivrò la mia vita più tranquillamente. Shiho Miyano è morta tanti anni fa, Kudo. Mentre Shinichi può rinascere”, un ombra apparve sul suo volto. “Finalmente”.
“Già”, concordò lui. “Finalmente”.
Prese una pillola dalla scatola che la ragazza gli porgeva.
“Finalmente”, ripeté.
L’antidoto finì a terra. Conan lo schiacciò con la punta del piede.
“Cosa?! Perché, Kudo?”.
‘C’è tutto il tempo del mondo’, fu il suo pensiero mentre si avvicinava a lei. Le loro labbra si attirarono l’une alle altre come se quello fosse il loro posto di appartenenza. Insieme.
“Eccomi”, le disse il ragazzo staccandosi da lei.
La ragazza mise la mano nella tasca destra. Tirò fuori un bigliettino vecchio e spiegazzato. Conan lo aprì.
Kudo, c’era scritto in caratteri giganti che riempivano il foglio.
“Ho vinto”.
“Anche io”.
Sorrisero entrambi.
“Buon compleanno, Ai”, sussurrò Conan baciandola di nuovo.