E' accaduto! Inauguro la prima (di una lunga serie, si spera) delle fic con pairing YumixChiba.
Magari il mio tentativo spingerà altri a scrivere su di loro (twinny, sto guardando te, si proprio te! è.é).
Questo racconto è nato da un Prompt del
Conan Fest II:
Yumi/Chiba (pairing), Luna Park, "Per una volta possiamo evitare di parlare di Sato e Takagi?".
La dedico alle twins e a tutti gli YumixChiba shippers. ù.ù
(Sì, è sdolcinata, ma sono in vena di mielosità oggi ù.ù)
Autore: Kristal
Personaggi/Pairing: Yumi/Chiba, piccolo accenno a Takaji/Satou
Descrizione:
"Per una volta possiamo evitare di parlare di Sato e Takaji?".
Completa: Sì
Ferris Wheel
- la Ruota Panoramica -
“…E allora Sato gli ha detto che sì, poteva andare a casa sua, ma doveva entrare di nascosto dalla madre, che avrebbe dato di matto se avesse visto Takaji. Pensa! Ma comunque lui ha deciso di tentare la fortuna e si è arrampicato sull’albero sul quale si affaccia la finestra di Sato per non farsi vedere. Peccato che ha trovato Tama, la gatta della signora Aogashi, che era rimasta bloccata sui rami più alti e…”
“Per una volta possiamo evitare di parlare di Sato e Takaji?”.
Aveva usato un tono di voce molto basso, ma Chiba la sentì ugualmente.
Eppure ne era sicuro, Yumi adorava parlare di quei due, ancora di più ora che si erano finalmente dichiarati e facevano coppia fissa. E Chiba avrebbe fatto qualsiasi cosa per intavolare una conversazione con lei, perfino parlare della relazione dei suoi colleghi!
“Cos-? Certo che possiamo evitare… parliamo di altro… se vuoi!”, si affrettò ad aggiungere.
Yumi sorrise, ma non rispose. Era un comportamento così inusuale per lei, sempre vivace e chiacchierona, ed il giovane si sentiva un po’ a disagio. 'Vorrei avere un hamburger con me in questo momento', si trovò a pensare. Mangiava sempre quando era sotto tensione. A dire il vero, mangiava molto spesso, per qualsiasi motivo; almeno finché non si era reso conto della pericolosità delle sue abitudini alimentari e si era messo a dieta. Ma a volte, quando si sentiva particolarmente emozionato, sentiva il vecchio vizio far capolino, prepotente e tentatore.
Svitò il tappo della bottiglietta che aveva in mano e cominciò a bere per combattere la voglia di mangiare. A volte funzionava, a volte no.
“Sei proprio un cammello!”, commento lei.
“Un… un cammello?”
“Bevi tantissimo!”, rispose ridendo di gusto.
Chiba rise con lei. Non trovava la sua frase divertente, ma la risata di Yumi era contagiosa. Gli piaceva vederla allegra.
La gente passeggiava attorno a loro, si spingeva, scherzava, parlava, mangiava zucchero filato a volontà. Nessuno faceva caso a loro.
“Aaah! Andiamo lì!”, urlò ad un tratto Yumi.
Prendendogli la mano libera, lo trascinò per il Luna Park.
L’uomo si sentì di nuovo un adolescente, a correre così in mezzo alla gente, spintonando qualcuno ogni tanto e ridacchiando come un bambino.
Il sorriso gli si spense sulle labbra quando arrivarono a destinazione.
La Ruota Panoramica.
Una stecca di zucchero filato gli fluttuava davanti agli occhi. ‘Acqua’, pensò, e bevve ancora.
Chiba
odiava le Ruote Panoramiche. Soffriva di vertigini.
Beh, no, in realtà non aveva paura delle altezze, ma quegli aggeggi lo inquietavano. Non sapeva perché, ma sua madre gli aveva raccontato che da piccolo si era arrampicato su uno dei sediolini, anche se di norma era troppo basso per farlo, ed aveva rischiato di cadere una volta che la ruota si era fermata a mezz’aria. Il giovane non ricordava questo incidente, ma da quel giorno in poi decise di rispettare tutte le regole che gli venivano imposte. Grazie a quell’avvenimento doveva forse la sua propensione a diventare un poliziotto.
Yumi era già in fila per salire. Non avrebbe mai potuto dire di no, dato che sembrava tenerci tanto.
Arrivati alla cassa pagò i biglietti con un nuovo coraggio che gli cresceva dentro. Ce l’avrebbe fatta, ne era sicuro. Bastava pensare ad altro, giusto?
Giusto?!Bevve un ultimo sorso d’acqua appena prima di sedersi sul seggiolino traballante.
La ruota si fermò a mezz’aria, permettendo loro di ammirare il paesaggio sottostante. Erano molto in alto, più di quanto Chiba si sarebbe aspettato, e l’uomo sentì un leggero senso di vertigine assalirlo. Quasi immediatamente, il pensiero di un bel piatto di onigiri si materializzò davanti a lui. Portò la bottiglia alle labbra. ‘Accidenti! E’ vuota’.
Il tempo sembrava non passare mai, bloccato in quel momento, a quell’altitudine. Il giovane incastrò la bottiglina vuota fra le sue ginocchia ed afferrò per bene la sbarra di ferro.
“Chiba?”, esordì Yumi, visibilmente preoccupata. “Stai… bene?”.
“Iosoffrodivertigini”.
La risposta gli era uscita tutto di un fiato prima ancora che potesse inventare una scusa. “Mi dispiace”, aggiunse.
“Oh”. La sua collega distolse lo sguardo. “Perché allora hai accettato di salire sulla ruota?”.
Come risponderle? ‘Per provare il brivido dell’avventura?’, ‘Perché ero deciso a sconfiggere la mia fobia?’, ‘Per non lasciarti andare da sola e fare il gentleman?’. Nella sua mente erano tutte risposte più o meno sensate (tranne la prima, forse, quella faceva troppo Indiana Jones, e Chiba poteva sentire il motivetto incalzante che avrebbe accompagnato le sue parole mentre le pronunciava
*).
“Perché tu volevi salire”.
“Oh”.
L’uomo tirò un sospiro profondo. “Non importa, prima o poi scenderemo, vero?”, chiese con la pupille dilatate dalla paura.
Yumi tornò a guardarlo. “Chiudi gli occhi”.
“Cosa?”.
“Chiudi gli occhi, non pensarci”.
“Ma… no! Se chiudo gli occhi avrò ancora di più la sensazione di cadere!”.
“Fidati,
cammello”, intimò.
Con un’ultima occhiata al vuoto sotto di lui e alla ragazza al suo fianco, Chiba strizzò le palpebre.
L’udito si era acuito. Sentiva il vento; sentiva il rumore di una fontana laggiù da qualche parte; la coppia sopra di loro stava chiacchierando amabilmente. La sua stretta attorno alla sbarra aumentò considerevolmente quando sentì il seggiolino barcollare leggermente.
Sentiva il calore della donna accanto a sé, mentre leggermente gli poggiava le mani sul viso, e lo faceva voltare.
“In fondo, se Takaji si è arrampicato su un albero per arrivare alla finestra di Sato… tu puoi affrontare cinque minuti di Ruota Panoramica, no?”, gli sussurrò dolcemente prima di baciarlo.
‘In effetti’, pensò lui, rilassandosi, ‘forse non odio
così tanto le Ruote Panoramiche’.
“Allora… vertigini, eh?”, lo prese in giro lei appena misero i piedi per terra. “Quindi non potrò mai contare su di te che ti arrampichi per arrivare alla mia finestra come ha fatto Takaji con Sato?”, gli domandò maliziosa mentre si avviavano verso l’uscita.
“Ho solo paura delle Ruote Panoramiche, okay?”, rispose Chiba, fermandosi. “E per una volta”, le prese il volto fra le mani e le scostò i capelli dal viso, “possiamo evitare di parlare di Sato e Takaji?”, le chiese avvicinando il suo volto a quello della ragazza.
“Parliamo d’altro, vuoi?”, mormorò lei, poco convinta.
Non parlarono più di Sato e Takaji.
A dire la verità, quella sera non parlarono molto e basta.
Chiba
ama le Ruote Panoramiche.
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*Chiedete a
ladyblu